La tv si riscopre rossa
Premessa storica: c'e' stato un tempo, nel nostro paese, in cui il Partito Comunista Italiano disponeva per la sua azione politica e culturale di una rete variegata di radio, televisioni e organi di informazione locali, tutti svenduti in seguito, e senza nessun dibattito politico interno, per battere cassa proprio mentre un tale Silvio stava mettendo insieme quella rete di emittenti locali che sarebbe diventata un network nazionale. Era il periodo in cui circolavano ancora libri come "Il calcolatore del capitale", e si teorizzava che i computer erano uno strumento dei padroni che la classe operaia doveva rifiutare e che le televisioni erano roba per il popolino ignorante che non sapeva leggere i libri. Un partito serio non doveva essere troppo "multimediale", ma limitarsi a produrre analisi serie e rigorose in volumi misurabili a chili e non a pagine, comprati da qualche migliaio di persone, letti da qualche centinaio, capiti da qualche decina e discussi da quei quattro gatti che facevano le tavole rotonde alle feste dell'Unita' mentre gli altri assaporavano il gusto proletario della salamella a prezzi popolari. Alla luce di tutti questi trascorsi, e della dimenticata rottamazione forzata delle televisioni rosse, fa sorridere la notizia di D'Alema che fonda una "Red Tv" occupando il canale 890 del satellite e lasciando agli elettori del PD il compito di scegliere tra questo segnale e quello della Youdem veltroniana, insediata sul canale 813. Con trent'anni di ritardo, i rampolli del PCI diventati "Democratici" in eta' adulta, hanno scoperto la trasmissione televisiva come strumento politico. Chissa' se tra trent'anni si renderanno conto che oggi l'era delle trasmissioni ha ceduto il passo all'era della comunicazione, e che i partiti orientati a raccogliere audience sono destinati a estinguersi come i dinosauri per cedere il passo a partiti capaci di sostituire il fund-raising con il people-raising, attivando strumenti di relazione capaci di valorizzare le risorse umane, giovanili, femminili, culturali e sociali di ogni singolo punto di presenza sul territorio. Le vecchie "sezioni", oggi potrebbero diventare "nodi" di una rete sociale, ma mentre aspettiamo questo nuovo salto culturale, meglio se ci mettiamo tutti in poltrona, prendiamo i popcorn e vediamo che c'e' stasera in TV.
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