Cronisti ribelli
L'Unione Nazionale Cronisti Italiani, oscuro organismo di cui molti ignorano l'esistenza perfino tra gli addetti ai lavori, ha deciso di uscire allo scoperto con una iniziativa pubblica per dare un segnale forte in questa stagione oscura per l'informazione, dove i decreti mordacchia che fanno scalpore si sommano alle solite, silenziose e invisibili pressioni padronali che fanno meno notizia ma forse piu' danni. La manifestazione del 5 novembre, e' stata preceduta da una lettera inviata ai Prefetti di tutta italia, in cui si ricorda che il disegno di legge Alfano "si configura come una forte limitazione della libertà di stampa e in pratica cancella ogni possibilità di cronaca giudiziaria. Sui 18 articoli solo 3 riguardano le intercettazioni mentre per gli altri 15 si dettano norme per impedire la pubblicazione di atti giudiziari non vincolati da segreto". Se questo fosse un giornale di destra, potremmo depotenziare l'iniziativa chiedendoci se i cronisti che mobilitano le piazze sono bravi a ribellarsi anche nelle redazioni, oppure ci chiederemmo come mai l'iniziativa e' stata patrocinata anche da quello stesso ordine dei giornalisti che denuncia i bavagli ma premia i depistaggi dei colleghi illustri come Renato Farina. Ma con l'aria che tira non si puo' andare tanto per il sottile, e nella battaglia per mantenere una parvenza di democrazia nei media anche i compagni di strada piu' pigri e contestabili vanno accolti e inquadrati nei ranghi senza andare troppo per il sottile. Il dato rilevante di tutto questo non e' il peso politico di questa manifestazione, ma il fatto che organismi finora invisibili e silenziosi nel dibattito pubblico come Fnsi, Ordine dei Giornalisti, Unci, Usigrai, Inpgi, Casagit, Fondo complementare, Associazioni e Ordini regionali abbiano deciso di farsi vedere, alzare la voce, scegliere da che parte stare e dove stare: nelle piazze, dalla parte della deontologia professionale, in mezzo alla gente e non rintanati nei palazzi. E' gia' questo e' un segnale fortissimo dei tempi meravigliosi e tremendi che stiamo vivendo. Per me la soluzione al problema e' molto semplice, e non passa da Montecitorio: si chiama disobbedienza civile, e' l'arma piu' potente che noi giornalisti abbiamo a disposizione contro i bavagli, e oggi grazie al web non c'e' piu' nemmeno bisogno di un editore per scrivere cio' che e' giusto, anche se e' proibito da leggi ingiuste. Info: www.unionecronisti.it
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