Lettere (dal carcere) al direttore
Un tempo le lettere dal carcere erano quelle dei prigionieri politici, adesso sono quelle che arrivano da persone accusate di associazione mafiosa, estorsioni, rapine e traffico di sostanze stupefacenti. Il 9 ottobre scorso, il quotidiano "La Sicilia", che esercita un monopolio di fatto sull'informazione locale a Catania, pubblica una lettera di Vincenzo Santapaola, figlio del capomafia catanese Nitto, un testo che buca il regime di "carcere duro" sorprendendo la magistratura e la DIA grazie alla solerte ospitalita' del direttore Mario Ciancio Sanfilippo. Una lettera apparentemente povera di contenuti, dove Santapaola si descrive come "un uomo che vuole vivere una vita da uomo qualunque", ma prende le distanze da altri che usano il mio nome in modo scellerato" e lancia messaggi a chi deve capire. Sul sito web catanese "Ucuntu", Giuseppe Scata' ha spiegato che quella di Santapaola non e' una semplice lettera di un uomo qualunque, e la differenza si vede a partire dalle scelte redazionali: nessun taglio, cinquemila battute pubblicate dalla prima all'ultima parola. "le lettere pubblicate su La Sicilia - racconta Scata' - sono infatti molto più brevi, e hanno una pagina a parte. Il testo di Santapaola jr è invece pubblicato nelle pagine della cronaca". Dalla redazione dicono che e' tutto normale e che la lettera l'hanno ricevuta dagli avvocati, ma chi vive a Catania sa quanto sia difficile ottenere spazio sul giornale di Ciancio. Prima di essere sottoposto al 41bis, Vincenzo era gia' stato processato (senza conseguenze) assieme al padre (condannato come mandante) per l'omicidio del giornalista Pippo Fava, il fondatore del giornale "I Siciliani" che ha pagato con la vita le sue copertine sui "quattro cavalieri dell'apocalisse mafiosa". Nel libro "La mafia comanda a Catania" il figlio di Pippo, Claudio, ha raccontato che "nell'ottobre del 1982, quando tutti i quotidiani italiani dedicheranno i loro titoli di testa all'emissione dei primi mandati di cattura per la strage di via Carini, l'unico giornale a non pubblicare il nome degli incriminati sarà La Sicilia. Un noto boss, scriverà il quotidiano di Ciancio: Nitto Santapaola, spiegheranno tutti gli altri giornali della nazione". Quasi a colmare questo vuoto di memoria, oggi il nome Santapaola appare sul giornale di Ciancio alla voce "uomo qualunque", nel silenzio dell'Ordine dei Giornalisti e del Sindacato.
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