Sdoganare le intercettazioni? Con la rete si puo'
Di fronte ai bavagli governativi, negli angoli piu' impensati
dell'establishment mediatico, compreso il giornale di Confindustria,
sono spuntati cronisti e direttori "disobbedienti" che hanno
manifestato la loro intenzione di divulgare intercettazioni
telefoniche di pubblico interesse, anche a costo di una condanna.
"Farò disobbedienza civile a questa legge illiberale e liberticida -
ha scritto Marco Travaglio - a costo di finire in galera, di pagare
multe, di essere licenziato". Ma forse nell'era delle reti non e'
necessario arrivare a questo punto, e riempire le carceri di cronisti
giudiziari per dimostrare l'assurdita delle museruole governative:
basta trasferirsi nel mondo immateriale del cyberspazio, dove le
regole dell'informazione le scrivono gli utenti. L'idea non e' nuova:
basti pensare al sito "Wikileaks" che ospita soffiate e documenti
riservati che altri getterebbero via come patate bollenti. A proporre
la versione "made in Italy" di questo modello nel contesto italiano e'
stato Carlo Vulpio, il cronista del Corriere della Sera al quale hanno
sequestrato i computer di tutta la famiglia, moglie e figlio compresi,
per accusarlo di "concorso morale" in una fantomatica "associazione a
delinquere finalizzata alla diffamazione". Vulpio in realta' stava
solo facendo il suo mestiere, scrivendo inchieste sugli scheletri
nell'armadio delle "Toghe Lucane" e sugli inconfessabili interessi che
hanno trasformato in un bersaglio il PM de Magistris. E oggi racconta
che "quando ho scoperto che grazie al ddl sulle intercettazioni per
poter indagare i preti bisogna prima avvertire il vescovo ho subito
telefonato a mia mamma e le ho detto che aveva ragione lei a insistere
che dovevo farmi prete anziche' pensare al giornalismo rischiando la
galera. Persino se fossi stato un prete pedofilo avrei potuto sperare
in un maggiore riguardo. Come sopravvivere, dunque, senza essere né
preti né pedofili? Forse con un server all'estero. In un Paese in cui
non ci sia la «democratura» italiana". Raccolgo immediatamente la
proposta e rilancio: il server all'estero ce lo metto io, se qualcuno
vuole riempirlo di intercettazioni assieme a me puo' scrivere a
carlo@gubi.it >. Meglio tutti in rete che tutti in galera.
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