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Dire e Redattore sociale non useranno più la parola clandestino

Una decisione importante, alla quale ha contribuito anche la nostra campagna. "Eliminare questa parola dal nostro notiziario ci sembra una scelta doverosa e di rispetto della dignità delle persone straniere". E ora apriamo un dibattito nella categoria. Perché non imitiamo tutti l'agenzia DiReS?
10 novembre 2008
Ecco una notizia importante.

Dire e Redattore sociale, che un anno fa si sono unite per mettere insieme un notiziario sociale unico in Italia, hanno deciso di mettere al bando la parola clandestino, che da oggi non comparirà più nei notiziari. Lo stesso avverrà con la parola extracomunitario.
Redattore sociale e Dire, promotori del notiziario DiReS
Dire e Redattore sociale, nel motivare la loro scelta, citano la campagna lanciata da Giornalisti contro il razzismo, che ha raccolto oltre 500 adesioni per un primo appello contro la discriminazione nei media del popolo rom, e oltre 120 adesioni alla campagna che chiede ai singoli gironalisti si non usare più nel loro lavoro la parola clandestino (e non solo quella).

La scelta delle due agenzie è un segnale importante di responsabilizzazione. Negli ultimi tempi i media hanno subìto e spesso alimentato quel clima di ostilità verso gli immigrati, il popolo rom, le minoranze che si sta radicando nel nostro paese.

Un'informazione corretta e rispettosa, a partire dalla parole utilizzate giorno per giorno, è indispensabile per contrastare ogni fenomeno di xenofobia e razzismo. Ci piacerebbe che si aprisse fra i giornalisti e sui principali media una discussione seria su questi temi, a cominciare dalle parole che si usano nei notiziari.  Perché non imitiamo tutti l'agenzia DiReS?

Giornalisti contro il razzismo (www.giornalismi.info/mediarom)

10 novembre 2008


DiReS

Agenzia DiRE - Agenzia Redattore Sociale

 

Comunicato stampa

 

La parola “clandestino” scompare dal notiziario DiReS

 

Da oggi, 10 novembre, i lanci pubblicati quotidianamente nel notiziario DiReS – frutto della collaborazione tra l’Agenzia Dire (Canale Welfare) e l’Agenzia Redattore Sociale – non contengono più la parola “clandestino” riferita a persone immigrate.

Fanno eccezione solo le eventuali dichiarazioni contenute in comunicati stampa e riportate tra virgolette. Anche nella trascrizione delle interviste e delle dichiarazioni raccolte la parola "clandestino" è evitata, a meno che essa non sia ritenuta indispensabile-opportuna per chiarire il pensiero dell'intervistato o per riprodurre fedelmente il linguaggio dello stesso.

Al posto di "clandestino" sono usati di volta in volta i termini più adeguati al contesto delle singole notizie, come irregolare, migrante, immigrato, rifugiato, richiedente asilo, persona, cittadino, lavoratore, giovane, donna, uomo ecc.

Viene inoltre evitata la parola "extracomunitario", tranne in quei rari casi in cui sia essenziale per chiarire aspetti tecnico-giuridici.

L’annuncio viene dato dalle due agenzie di stampa a poco più di un anno da quel 25 ottobre 2007 in cui la loro inedita partnership diede vita al notiziario quotidiano nazionale più completo sui temi del welfare e del disagio sociale, sulle attività del non profit, sul mondo della scuola, del lavoro, della sanità.

 

L’iniziativa del notiziario DiReS è maturata anche in seguito all’appello lanciato alcune settimane fa dal gruppo “Giornalisti contro il razzismo”.

“Oltre a essere impropria, la parola ‘clandestino’ ha sempre più assunto nell’immaginario collettivo un’accezione offensiva e spesso criminalizzante, che rischia di estendersi a tutta la popolazione immigrata”, afferma il direttore di Redattore Sociale, Stefano Trasatti. “Eliminare questa parola dal nostro notiziario ci sembra una scelta doverosa e di rispetto della dignità delle persone straniere. Sia di coloro che, pur vivendo in Italia da tempo, per qualche motivo non sono in regola con il permesso di soggiorno, sia soprattutto di tutti quelli che, provenienti da storie di estrema povertà, hanno affrontato viaggi drammatici per arrivare nel nostro paese”.

“L’uso di un linguaggio corretto – aggiunge il direttore di Dire, Giuseppe Pace – è sempre importante per un’agenzia di stampa, ma lo è ancora di più quando si trattano fenomeni, come l’immigrazione, su cui è facile alimentare paura, xenofobia e razzismo. Ogni giornalista in questo dovrebbe fare la propria parte”.

 

 

Roma-Capodarco

10 novembre 2008

Con preghiera di pubblicazione.

Riferimenti: Dire, 06 45499500 – Redattore Sociale, 0734 681001 www.dire.it - www.redattoresociale.it

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