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Nuove miserie umane nel quotidiano di Rifondazione

Paolo Ferrero ci è o ci fa?

Esprime "solidarietà e sostegno del Prc al direttore di Liberazione", ma non ai giornalisti che ci lavorano gratis. Viva il comunismo!
8 agosto 2010 - Ulisse Acquaviva

L'Evirazione, variazione sul tema del logo di "Liberazione"

Riassunto delle puntate precedenti. C'è crisi a "Liberazione", e per risparmiare si blocca lo stipendio ai giornalisti, che avevano chiesto invano di ragionare assieme alla proprietà sulle altre possibili soluzioni per uscire dalla crisi.

Per decidere i destini del quotidiano, i "giornalisti volontari" devono metterci lo stipendio, ma non possono metterci idee. Sarà la proprietà a decidere il da farsi, nel bene e nel male. Di ridurre le pagine non se ne parla, nè tanto meno di ridiscutere assieme ai giornalisti il piano editoriale, cioè il progetto per migliorare il prodotto e vendere più copie. Cose che capitano, quando si mette un ex sindacalista alla guida di un quotidiano, un pò come accadrebbe se si mettesse un pittore alla guida di una centrale nucleare, con gli ingegneri impazziti attorno a lui che si sbracciano con formule incomprensibili per evitare che tutto salti per aria, e il pittore che conosce solo le barre di grafite per disegnare a carboncino e non quelle che evitano la fusione del reattore.

E' così che il Comitato di Redazione decide la linea dura, con due giorni di sciopero e comunicati al vetriolo in cui non si risparmia niente alla direzione del quotidiano. Ma è comprensibile incazzarsi un pò quando si lavora senza stipendio, e quando si avrebbero idee per migliorare le cose che non vengono prese in considerazione, soprattutto se si lavora per il quotidiano di un partito che parla ai precari, agli sfruttati, alle classi lavoratrici e al proletariato.

E in tutto questo casino, anziché calmare gli animi e riportare il conflitto in un binaro costruttivo per vendere più copie, l'otto agosto il segretario del partito-azienda-editore Paolo Ferrero getta benzina sul fuoco della polemica, con un comunicato di attacco ai rappresentanti dei giornalisti condito da parecchie inesattezze. Ma analizziamo in dettaglio questa sfilza di corbellerie:

1) "Intendo innanzitutto esprimere al direttore, Dino Greco, la solidarietà mia personale e di tutta la segreteria del Prc per l'attacco ingiurioso portatogli da una parte dei giornalisti di Liberazione".

Prima cazzata: i comunicati di critica alla direzione del giornale non sono stati firmati da "una parte" minoritaria o insignificante, ma da un Comitato di Redazione che il 4 agosto ha rimesso il suo mandato all'assemblea proprio per l'escalation del conflitto tra redazione e proprietà, per poi ottenere un rinnovo della fiducia con 22 voti, a fronte di 3 contrari, 2 astenuti e 3 assenti.

Come se io dicessi che ogni comunicato di Ferrero è espressione della "parte" del partito che lo ha votato come segretario, e quindi non parla a nome di tutto il PRC. Allora mettiamoci d'accordo, e facciamo che in democrazia i rappresentanti eletti parlano a nome di tutti, ok? Soprattutto se eletti con una maggioranza del 73% (22 voti su 28) ben più ampia della maggioranza con cui Ferrero è stato eletto segretario del PRC.

2) "Di fronte ad un editore che decide di rilanciare il giornale, di trovare tra i suoi iscritti sottoscrittori, diffusori e abbonati, ci si aspetterebbe da parte di chi lavora al giornale un plauso. Così non è. Come mai?"

La risposta è semplice: perché per il rilancio del giornale l'editore, il direttore e il segretario del partito se ne fottono del parere dei giornalisti, che magari avrebbero qualche buona idea da spendere per aumentare le vendite e migliorare il prodotto. Come fai ad aspettarti da un gruppo di professionisti del giornalismo un "plauso" a scelte editoriali e commerciali che non condividono e su cui non sono autorizzati a dire la loro?

3) "La vicenda di Liberazione non è spiegabile in termini sindacali, terreno su cui siamo disponibili a discutere e a trattare ogni giorno".

Una volta arrivati alla sospensione degli stipendi, cos'altro rimane da trattare? L'aumento delle ore lavorative?

4) "Per lavorare a Liberazione non è necessario essere iscritti a Rifondazione Comunista. Non è necessario essere comunisti. Anzi, si può essere anticomunisti militanti e pregare ogni giorno per la scomparsa di Rifondazione Comunista".

Certo, infatti i giornalisti che ora lavorano gratis non vedono l'ora che il partito per cui lavorano scompaia assieme ai loro stipendi sospesi nel limbo a favore della causa comunista.

5) "Noi vogliamo riconoscere, raccontare e capire le soggettività sociali perché riteniamo che li si fondi la possibilità di superare il capitalismo"

Il superamento del capitalismo per caso include anche il superamento degli stipendi?.Basta saperlo...

6) "Vogliamo rifondare un pensiero, una pratica, una antropologia comunista, perché pensiamo che il capitalismo sia una vera schifezza".

Compreso quello delle Società per Azioni che fanno quadrare i bilanci negando ai lavoratori il diritto costituzionale alla retribuzione per il lavoro prestato?

7) "Inoltre, pensiamo che la storia del movimento operaio non sia un mucchio di letame da gettare ma al contrario la parte migliore della storia del nostro paese. Piaccia o non piaccia a una parte dei giornalisti di Liberazione, questo è il nostro progetto politico".

E dalli con "la parte dei giornalisti", lo vuoi capire o no che hai un Comitato di Redazione compatto al 73% e incazzato proprio per la negazione dei diritti salariali conquistati dal movimento operaio, o fai finta di non capire per mettere in minoranza un gruppo di lavoratori organizzati e sminuirne la rappresentatività sindacale? Per riconoscere come legittima una lamentela dei lavoratori hai bisogno che si lamenti il 100% delle persone? E allora stai zitto su Pomigliano, visto 

8) "Come recita lo slogan delle magliette stampate dai compagni del partito sociale, "gentili ma non fessi"".

Ecco appunto Ferrero, ti rispondiamo gentilmente, ma non prenderci per fessi con i prossimi comunicati. Non se lo meritano i militanti del partito che si ammazzano di fatica gratis per cuocere salamelle alla brace al caldo di agosto, nè i giornalisti che stanno lavorando gratis, nè io che ti sto scrivendo gratis questo pezzo sperando che il tuo non sia un partito/azienda uguale agli altri, ma uno degli ultimi spiragli politici per affermare la dignità di chi lavora senza stipendio, anche quando scrive comunicati che non piacciono al padrone, e anche quando il padrone è il partito che guidi.

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