Articolo su "La Repubblica" dell'8 agosto 2012
Fonte: La Repubblica
Nella vicenda Ilva "tutta la città avrà l'occasione di partecipare e di controllare": parola del sindaco di Taranto Ippazio Stefano, in una intervista dell'otto agosto rilasciata a Repubblica. Ma se adesso è l'intera città che viene invitata a controllare l'industria, chi è che doveva controllarla prima? Se i cittadini diventano controllori, il primo cittadino diventerà il primo controllore?
Sia come sia, chi vive nel comune di Taranto non ha nulla niente da temere: la classe dirigente della sinistra locale ha già dato ampia dimostrazione delle sue competenze in materia di controllo ambientale, anche prima che questo compito venisse affidato dal sindaco a "tutta la città".
Lo confermano i ritagli di giornale dell'ottobre 2011, quando sulle pagine della rivista dell'Ilva "Il Ponte" il "primo controllore" Stefano dichiarava "mi complimento per gli sforzi e i risultati ottenuti da Ilva", e parlava di "miglioramento dell'ambiente e della qualità dell'aria" mentre la magistratura faceva quelle indagini che hanno "premiato" questi risultati con il sequestro degli impianti e gravi ipotesi di reato a carico dei piu' alti dirigenti aziendali.
Nel frattempo i soliti cittadini rompiscatole, che a leggere
le ultime interviste di Vendola sarebbero "
mossi da un pregiudizio reazionario nei confronti dell’industria", non facevano all'Ilva gli stessi complimenti rivolti all'azienda dal "primo controllore", ma
portavano in tribunale quelle analisi sui formaggi che hanno scatenato le azioni della magistratura.
Gazzetta del Mezzogiorno 16-2-2011
Ma una piccola svista può capitare a tutti, e non è il caso di essere troppo severi. Errare è umano, ma per fortuna a dare man forte al sindaco controllore c'è anche gente in gamba come "i due Gianni", Liviano e Florido, grandi esperti di monitoraggio ambientale con un curriculum ricco di esperienze.
Il primo dei due (Liviano) è stato bravissimo nel febbraio 2011 ad arginare l'allarmismo dei soliti rompiscatole mossi da un "pregiudizio reazionario" verso le cozze, che avevano fatto analizzare i mitili di fondale rilevando livelli di diossina fuorilegge.
A differenza di quelle dei fondali, le cozze destinate al commercio quando e' stato lanciato il primo allarme rientravano ancora in quei limiti che sarebbero stati sforati di lì a poco, ma solo perché gli ambientalisti sono degli iettatori menagramo, e hanno portato sfortuna per non aver voluto credere nei risultati ottenuti dall'Ilva e applauditi dal primo controllore.
Per l'occasione, dopo la divulgazione dei dati sulla diossina presente nelle cozze di fondale, la "task force" dei controllori si mobilitò al completo: mentre il dottor-pediatra-sindaco-controllore Stefano mangiava cozze crude in televisione, l'egregio Liviano si preoccupava di estendere questo privilegio nutrizionale anche al di fuori della ristretta cerchia politica, organizzando un "magna-magna" di piazza a base di tubettini con le cozze.
Volantino iniziativa di degustazione di tubettini con le cozze del 15 febbraio 2012
Il tutto con la convinta adesione dei Boy-Scout del gruppo Taranto 15 (che amano la natura senza pregiudizi in tutte le sue forme, e quindi non accettano ingiuste discriminazioni razziste tra le cozze farcite di diossina e quelle che ne sono prive), di Legambiente Taranto (che aveva capito male lo spirito dell'iniziativa e leggendo "tubettini con le cozze" pensava che le "cozze" menzionate fossero hostess poco avvenenti incaricate della distribuzione dei tubettiti) e perfino dell'ordine dei medici di Taranto (che in periodo di crisi e con il "miglioramento dell'ambiente" decantato dal controllore Stefano cercava qualche nuovo paziente da guarire dopo averlo incoraggiato al consumo di mitili).
E questo bel banchetto avveniva pochi giorni prima che le cozze del primo seno fossero ritirate dal commercio, esponendo alle ritorsioni da parte dei mitilicoltori i cittadini-sentinella fatti passare per mitomani dai "controllori" che avevano organizzato le loro pubbliche abbuffate.
Ma quei cittadini-sentinella un pò se l'erano andata a cercare: hanno avuto il grave torto di lanciare un segnale di allarme per difendere le cozze quando si era ancora in tempo. Quand'è che questi talebani dell'ambiente si decideranno ad imparare le regole più basilari della tempistica? In politica non ci si attiva per i vasi in bilico che rischiano di cadere, ma solo quando si trasformano in cocci che non paga mai chi rompe, e che vanno messi assieme con la paziente arte della mediazione. Sennò dovremmo rimbalzare da un allarme all'altro senza capirci niente. Molto meglio gestire le crisi una per volta, spacciandosi per grandi statisti e salvatori della patria di fronte a disastri evitabili e annunciati.
Il sindaco di Taranto Ippazio Stefano mangia cozze crude del primo seno del Mar Piccolo, che successivamente sara' chiuso alla coltivazione per analisi che confermano lo sforamento dei limiti di legge della diossina contenuta nei mitili.
In ogni caso, anche agli "amici dei tubettini" e ai degustatori di cozze crude non si possono addebitare che piccole sviste, peccati veniali, quisquilie, pinzellacchere: la verità è che non si può giudicare una persona da un singolo episodio, e infatti Liviano, dopo questa sua iniziativa di piazza condita con qualche nanogrammo di diossina di troppo, ha saputo riscattarsi pienamente fino a diventare consigliere comunale nell'attuale amministrazione, per meriti acquisiti sul campo sui quali non ci soffermeremo per non fare torto alla grande modestia e umiltà di questo personaggio.
Per cui lasciamo perdere le quisquilie, e concentriamoci sul dato più importante: con personaggi di questa levatura incastonati in quella "sinistra" che governa Comune, Provincia e Regione possiamo stare al sicuro affidandoci ad occhi chiusi alle loro competenze.
Per chi non ricordasse la vicenda la riassumiamo in breve: nel 2006 fu scoperto un versamento di reflui industriali nelle acque di Taranto, con l'ingegner Gioacchino di Natale dell'Arpa Taranto che dichiarò di aver passato alla Provincia e alla Asl di Taranto tutti i dati di monitoraggio sull'Hidrochemical Service e i suoi scarichi.
Giacché si parla di scarichi, anche Gianni Florido scarica il barile sulla regione Puglia, e dichiara che tutto è avvenuto a sua insaputa, dal momento che la provincia da lui presieduta ha rinunciato a ogni competenza in materia di monitoraggio ambientale:
"I poteri in materia di monitoraggio della qualità dell'aria e dell'acqua - dichiarò Florido all'epoca - sono stati trasferiti al Commissario regionale per l'Ambiente e, per esso, all'Arpa Regionale".
Ma l'assessore regionale all'ambiente, Michele Losappio, rispose a Florido dichiarando di non aver mai ricevuto dalla provincia i dati delle analisi fuori norma.
Ed è in questo palleggio di competenze e responsabilità che si dimostra il vero valore di uno statista, sempre pronto a ricercare la correttezza formale nei suoi atti di governo senza farsi condizionare emotivamente dagli allarmi lanciati da quei soliti rompiscatole che impaurivano la gente puntando il dito contro quei rifiuti tossici.
La politica non è un pronto soccorso per le emergenze degli ambientalisti, e non può farsi guidare dalle isterie innescate col "pregiudizio reazionario" verso liquami che fino a sentenza definitiva della cassazione hanno diritto alla stessa "presunzione di innocenza" che si riconosce ai ruscelli d'acqua di montagna.
E così, invece di partire dalla Puglia l'inchiesta su quegli scarichi è partita dalla procura di Lanciano, in provincia di Chieti, avvisata dalla polizia stradale grazie ad una banale multa fatta ad un Tir diretto a Taranto.
Ma anche questi allarmi e l'interferenza indebita da parte delle procure e della polizia stradale di altre province nei fatti privati della provincia di Taranto è solo una breve parentesi nel luminoso curriculum di "controllore ambientale" di Gianni Florido, che oggi continua a ricoprire il ruolo di presidente della Provincia di Taranto, anzi di ULTIMO presidente della Provincia di Taranto in corso di abolizione, a conferma del fatto che con lui ci siamo trovati talmente bene da preferire che la Provincia di Taranto sparisca piuttosto che metterla in mano a qualcun altro.
Chi governa Taranto "da sinistra" come consigliere comunale, Sindaco, presidente di Provincia o di Regione, fa davvero bene a rivendicare un ruolo da protagonista nel monitoraggio delle emissioni inquinanti, al contrario di quei rompiscatole che sono sempre tra i piedi a dare fastidio con i loro proclami allarmistici.
Con gente così capace messa a controllare l'ambiente, che bisogno abbiamo delle associazioni ecologiste per difendere la nostra aria, la nostra terra, il nostro mare, la nostra agricoltura, la nostra pastorizia, la nostra mitilicoltura, il nostro turismo?
Affidiamo senza timore il nostro futuro e quello dei nostri figli a questi uomini di provata esperienza, e poi andiamo a dormire sonni tranquilli... o eterni.
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