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Questo sito e' un contenitore di materiale vario senza nessuna organizzazione logica. L'artigiano di questa fabbrica di parole e' Carlo Gubitosa: scrittore compulsivo, sedicente ingegnere, appassionato di cause perse e tecnofilo cronico.

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La mia terra la difendo

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Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita

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La rabbia e la speranza di un ragazzo che amava la sua terra. La storia di Giuseppe, il ventenne di Campobello di Licata che ha affrontato "il pregiudicato Sgarbi" con una telecamera, due amici e un pacco di volantini.
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12 febbraio 2011 - Carlo Gubitosa

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Omicidio Savarino: spunta una carta d'identita' italiana.

"Nomade di origine Slava nato in Germania ma di origini serbo-croate": e se fosse un cittadino italiano nato a Parigi?

Nella piu' totale mancanza di rispetto dell'intelligenza di chi legge e della sensibilita' verso i parenti del vigile Nicolo' Savarino ucciso a Milano, continua la lotteria di informazioni a casaccio che vogliono attribuire all'omicida nazionalita', etnia e origini "nemiche", pur nell'assenza di dati certi sull'origine dell'arrestato.
18 gennaio 2012 - Carlo Gubitosa

E' caccia allo straniero sulla stampa italiana. La Gazzetta di Lucca, in un articolo di Aldo Grandi cavalca l'ondata di sdegno innescata dalla morte del giovane vigile Nicolo' Savarino invocando a gran voce la pena di morte contro lo "slavo", e sul sito web de "Il Giornale", la solita Paola Fucilieri, dopo aver scritto che "i rom finiscono sotto torchio", scarta la "pista zingara" e parla di un "nomade di origine slava nato in Germania ma di origini serbo-croate". Ma qual e' l'origine di queste informazioni tanto confuse e contraddittorie?

Per uscire da questo groviglio confuso di etnie, decido di applicare le regole base del buon giornalismo, verificando i dati con fonti primarie. Per farlo mi basta contattare telefonicamente Alessandro Giuliano, il Capo della Squadra Mobile di Milano, che mi ha aggiorna sullo stato dell'arte delle informazioni in possesso delle autorita'.

Con mia grande sorpresa, in questa girandola di nomi, cose, citta' e nazioni emerge la possibilita' che "Goico Jovanovic", come e' stato chiamato dai giornali in questi giorni, si chiami in realta' Remi Nikolic, e sia un cittadino italiano minorenne nato a Parigi.  

"Si sono messe in contatto con noi due persone - racconta il Vicequestore Giuliano - che si sono qualificate come il padre e un difensore del ragazzo, e a conferma che il ragazzo sarebbe diciassettenne ci hanno consegnato degli atti che confermano una delle tante generalita' fornite dal ragazzo, quella di Remi Nikolic, un nome che aveva utilizzato anche in altre circostanze".

Tra questi documenti forniti alle autorita' dal sedicente padre del ragazzo, Giuliano segnala anche un certificato di nascita e una carta d'identita', quest'ultima emessa da un comune del padovano. Entrambi i documenti sono intestati a Remi Nikolic, cittadino italiano nato a Parigi il 15 maggio 1995, e questo assegnerebbe alla giustizia minorile la competenza di questo crimine qualora l'eta'venisse confermata. Ma a ingarbugliare le informazioni in possesso delle autorita' c'e' anche un esame osseo effettuato nel giugno 2010, secondo il quale a quell'epoca il ragazzo avrebbe avuto attorno ai 17 anni.

"La carta d'identita' ci risulta autentica - ci ha detto Giuliano - e ci siamo gia' rivolti all'Interpol per verificare presso l'anagrafe della citta' di Parigi per verificare che il ragazzo sia effettivamente nato li' e in quella data. Abbiamo contattato anche il comune che ha emesso la carta d'Identita' per fare gli opportuni controlli sui certificati prodotti per il rilascio del documento".

Il ragazzo si trova attualmente fermo in Ungheria e conferma dei dubbi sulla sua identita' Giuliano spiega che "nel provvedimento restrittivo emanato nei suoi confronti sono riportati tutti i nomi che lui ha utilizzato nel corso di varie identificazioni, dichiarando differenti generalita', date di nascita e luoghi di nascita".

In breve, nonostante tutto quello che e' stato scritto in questi giorni dai giornali (rom, rom di etnia sinti, zingaro, nomade di origine slava, slavo nato in Germania) il nome, la data e il luogo di nascita di questo ragazzo sono ancora da determinare al di la' di ogni ragionevole dubbio, e l'unica identificazione certa e' quella dattiloscopica realizzata attraverso le impronte digitali.

Al vicequestore Giuliano ho spiegato che sui media la situazione sta sfuggendo di mano, e che sto cercando di raccogliere informazioni accurate per evitare che alla gravita' dell'omicidio si aggiunga l'esasperazione del conflitto sociale tra italiani e migranti. "Come operatore delle forze dell'ordine non posso che associarmi a questo auspicio" e' la risposta di Giuliano, e speriamo che l'auspicio di non cedere alle tentazioni dei "Media dell'odio" sia raccolto anche dai colleghi che si divertono a trasformare ipotesi in verita'.

Da tutte queste circostanze, emerge che sul fronte "etnico" di questa notizia non c'e' ancora nessuna certezza, ma solo un inquietante interrogativo: e se il "mostro straniero", fosse in realta' "uno di noi"? Cosa dovremmo pensare se quel "nomade di origine Slava nato in Germania ma di origini serbo-croate" descritto con accanimento dalla Fucilieri su "Il Giornale" fosse in realta' un cittadino italiano nato a Parigi?

Come cambierebbe la nostra rabbia e la nostra indignazione? Se venisse confermato che si tratta di un minorenne, come si trasformerebbe la voglia di cappio e le incitazioni alla pena di morte lanciate da Aldo Grandi sulla "Gazzetta di Lucca"? Forse l'"assassino slavo" da portare sulla sedia elettrica con un processo di piazza riacquisterebbe un volto umano, e diventerebbe un "ragazzo arrestato per omicidio" che andra' affidato alle strutture carcerarie al termine di un giusto processo? L'irrazionale sete di vendetta cederebbe il posto alla legittima voglia di giustizia e verita' su questo triste episodio?

I familiari del vigile ucciso saranno piu' consolati dalla verita' e dalla giustizia o da un'orgia mediatica di parole in liberta' che strumentalizza questa vicenda per affermare tesi di parte pubblicando dati falsi o non verificati? Il rispetto che si deve ad ogni tragedia umana e' compatibile con quella "caccia al Rom di etnia Sinti" scatenata sulla stampa nelle ore successive all'omicidio, e mai rettificata anche dopo aver accertato che la comunita' Rom di Milano non c'entra niente con questa vicenda?

Per reagire ad un omicidio efferato, ci basta canalizzare i nostri istinti peggiori sulle pagine dei giornali oppure e' meglio che gli operatori dell'informazione e quelli della sicurezza facciano al meglio il loro mestiere senza cedere al sensazionalismo e al sicuritarismo?

Fin qui le domande difficili. Se invece vi piacciono le risposte facili e per ottenerle non disdegnate qualche piccola manipolazione della verita', non e' a me che dovete chiederle.

Articolo su Ilgiornale.it di Paola Fucilieri

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